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IVF: l'importanza del modello animale

 

“Sono un veterinario e lavoro con modelli animali nell’IVF”, esordisce nella video intervista Marc Andres Sirard, veterinario e ricercatore canadese nel settore della genomica riproduttiva animale.

“Nel 1985 ho partecipato alla nascita del primo vitello da tecniche IVF e ho lavorato tutta la mia vita alla selezione di ovociti di qualità nelle mucche, che sono un buon modello per l'uomo perché ovulano una volta al mese e, come la donna, hanno un follicolo dominante che crea un uovo”. Sirard racconta così, come come lo studio dei modelli di fecondazione assistita nei bovini possa portare al miglioramento delle tecniche IVF negli esseri umani.

“La mucca è un buon modello per l'uomo”, prosegue, “perché ovula una volta al mese e, come la donna, presenta un follicolo dominante che crea un uovo. Noi abbiamo imparato molto da questo animale e possiamo modificare i cicli e avere un accesso maggiore alle ovaie perché non abbiamo i limiti etici che esistono per gli esseri umani, anche se la nostra etica è quella di non fare male agli animali. Utilizzando quel modello siamo stati in grado di capire molto meglio tutta la cinetica relativa a un ovulo di qualità perchè la qualità dell'uovo non è stabilita”.

La qualità delle uova, infatti, aumenta negli ultimi giorni prima dell'ovulazione ed è un fattore molto sorprendente, che è diverso nel topo, mentre nei bovini, negli umani e nei cavalli è così. Gli ovuli ricevono l’informazione dal follicolo che questo follicolo ovulerà. Quando questa informazione viene tradotta, l'ovocita diventa capace di trasformarsi in un embrione, una volta fecondato.

“Se non c’è questa informazione”, precisa Sirard “la qualità dell'ovocita non è buona. Questa è la spiegazione principale per cui il tasso di successo dell’IVF va dal 30 al 40%. La maggior parte delle pazienti non riesce ad ottenere ovociti di qualità a causa dei cambiamenti nei giorni prima dell'ovulazione, che dipendono dal protocollo di stimolazione e dalle condizioni genetiche e ambientali. Quindi, più conosciamo questo modello animale, più possiamo migliorare i trattamenti ormonali nella donna per aumentare la qualità degli ovociti”, conclude.

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