Una nuova frontiera per la genitorialità

17 marzo 2016
Immaginiamo questo scenario: una coppia eterosessuale vuole avere un figlio e decide di ricorrere alle tecniche di riproduzione assistita. Gli spermatozoi dell'uomo e ovulo della donna vengono raccolti e fecondati in laboratorio per creare due embrioni. I medici e gli specialisti eseguono una diagnosi genetica preimpianto (PGD) sui due embrioni per determinare quale utilizzare. L'embrione prescelto viene impiantato, la donna rimane incinta e la coppia gioisce alla nascita del proprio bambino. I due neo genitori, soddisfatti, scelgono di non sottoporsi ad un secondo ciclo di fecondazione in vitro. Il tempo passa e la clinica che conserva l’embrione “scartato” e congelato in azoto liquido deve chiudere. Per questo, gli specialisti contattano la coppia e offrono quattro opzioni sul da farsi con l’embrione rimasto: 1) impiantarlo nella donna, nel tentativo di avere un secondo figlio biologico, 2) distruggere l'embrione, 3) donare l'embrione alla scienza per la ricerca sulle cellule staminali (non siamo in Italia evidentemente), o 4) offrire l'embrione in adozione. I due scelgono l’ultima alternativa, così una seconda coppia si fa avanti per adottare l'embrione. In questo caso, però, la donna sa di non essere in grado di portare a termine le gravidanze, per cui decide con il marito di ricorrere ad una terza coppia in cui la donna si offra come surrogata. Nei nove mesi di gravidanza, quest’ultima si affeziona al piccolo feto e vive con grande difficoltà emotiva il distacco dal bimbo appena nato. Presto il piccolo ha alcuni problemi di salute e per saperne di più sulla sua storia genetica, i genitori adottivi si mettono in contatto con quelli biologici. Questi, dopo aver appreso che il loro embrione è ora un loro figlio biologico in carne e ossa che vive con un'altra coppia, si sentono così emotivamente coinvolti, che decidono di perseguire un’azione legale e di citare in giudizio la coppia per la custodia del loro bambino. I genitori adottivi, dal canto loro, non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla custodia del proprio bimbo adottato. A complicare ulteriormente le cose, anche i genitori surrogati manifestano un attaccamento verso il bambino. Iniziano, così, anche loro una battaglia per ottenerne la custodia legale del piccolo che ritengono loro figlio biologico, ma non genetico. Come si potrebbe risolvere da un punto di vista legale ed etico un simile scenario? Ad oggi, non vi sono casi giudiziari di questo tipo nemmeno negli Stati Uniti, tuttavia, non esiste una legislazione attualmente in vigore in grado di gestire e impedire che una situazione del genere possa diventare realtà.

Link: http://www.huffingtonpost.com/whitny-braun/heterologous-embryo-trans_b_9481750.html

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