IVF: formazione per medici di base e ginecologi
Alberto Revelli, ginecologo, Professore Associato presso l'Università di Torino e Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione dell'Ospedale Sant'Anna, spiega l'importanza di una formazione specifica per medici di base e ginecologi sulle problematiche relative alla fecondazione.
Negli ultimi anni, una delle tematiche che hanno più a cuore gli specialisti della fecondazione in vitro riguarda la formazione dei medici, che non si interessano in modo particolare alla medicina della riproduzione. La loro conoscenza rispetto alla riproduzione assistita, ai suoi tempi, ai suoi meccanismi e all’efficacia reale delle terapie è fondamentale per poter avere una prima linea di counseling delle coppie infertili fatta dai medici ginecologi generalisti o addirittura dei medici di famiglia.
“Abbiamo lavorato per capire da quale punto partiamo”, chiarisce al riguardo Alberto Revelli. “Un’indagine fatta su ginecologi ospedalieri che non si occupano in modo specifico di riproduzione ha rivelato che purtroppo l’attuale formazione universitaria specialistica dei ginecologi non è adatta per fornire alle coppie infertili un counseling che sia al passo con i tempi. Inoltre, è emerso che la conoscenza dell’efficacia reale delle terapie che conosciamo è molto approssimativa e quasi sempre, devo dire, esageratamente ottimistica”.
È fondamentale che i medici di famiglia e specialmente i medici ginecologi conoscano a fondo le problematiche legate all’infertilità per poter intervenire per tempo in tutta una serie di casi che se diagnosticati tardi, non permettono più alcun margine di manovra. La fecondazione in vitro è inefficace per le donne che producono pochissime uova o addirittura nessuna, benchè stimolate in modo importante con degli ormoni. Questi casi non si sviluppano dall’oggi al domani ma nell’arco del tempo.
“Ci sono donne, anche giovani, che perdono la possibilità di produrre ovociti utili alla riproduzione piuttosto precocemente, ma mai così precocemente da non avere mai visto un ginecologo in vita loro”, precisa Revelli. “Quello che noi vogliamo realizzare, anche se ci rendiamo conto che è un sogno difficile, è proprio mettere i ginecologi non esperti in riproduzione in grado di sospettare un caso predisposto all’esaurimento ovarico anticipato, in modo da poter accertare, con due esami molto semplici, se il loro sospetto è realistico e, nel caso lo sia, inviare subito ai centri specializzati in medicina della riproduzione. Vorremmo evitare che ci si trovi davanti delle donne di 30-32 anni con ovaio ormai esaurito che non possiamo più curare se non offrendo una fecondazione eterologa con gli ovociti di un’altra donna e che sono state viste tre o quattro anni prima da un ginecologo, che non ha minimamente sospettato questa possibilità di evoluzione nella vita quando c’erano invece degli elementi che, se conosciuti, potevano portare al sospetto. Puntiamo moltissimo sulla formazione in questo senso. Lo facciamo con gli studenti di medicina, con quelli di biotecnologie, con la scuola delle ostetriche, lo facciamo con i medici di famiglia. Cerchiamo nella nostra area di diffondere questo tipo di comportamento. Abbiamo realizzato dei video come questo, dei piccoli video brevi 3-4 minuti su 50 temi legati alla riproduzione e alla fecondazione assistita e abbiamo regalato questi video ai ginecologi che possono alla fine della giornata lavorativa mettere la pennetta nel computer e in 3 minuti fare un aggiornamento su un tema specifico della riproduzione. Se lo fai per due mesi, alla fine hai visto i 50 minuti di video e hai fato un mini aggiornamento che ti è costato 3 minuti del tuo tempo. Speriamo possa produrre dei risultati., non ne sono sicuro ma bisogna avere dei sogni no?”, conclude nell’intervista Revelli.
